On show sulla piattaforma Pitti Connect, nell’area Pitti Bimbo, la collezione per l’inverno 2021/2022 si ispira allo sportswear metropolitano, forte di denim, tessuti tecnici come il neoprene e bande elastiche a contrasto, racconta la presidente e direttrice creativa. Anche quest’anno si conferma la centralità del caratteristico Anorak della label, capo icona molto apprezzato nei mercati nordeuropei. Come per l’uomo e la donna, anche nella linea junior il denim è la punta di diamante, rigorosamente made in Italy (come del resto tutta la collezione), sviluppato anche in un’inedita versione felpata.
Proposte messe a punto dal team kidswear in sintonia con le linee guida delle collezioni adulto, grazie al lavoro di raccordo di una squadra trasversale, coordinata da Jennifer Tommasi Bardelle. Rivolta a un pubblico di piccoli consumatori tra i 4 e i 14 anni, la collezione è prodotta internamente, mentre si ragiona con il nuovo partner Sinv, focalizzato su men e women, se ci siano efficienze produttive da poter sfruttare.
Tra le sfide del brand c’è la sostenibilità, «tanto più importante per i bambini, perché è la chiave del loro futuro benessere», sottolinea Luca Roda, ceo di Jacob Cohën Company.
Con una presenza consolidata in Germania, Belgio, Russia e Paesi del Nord e con il radar puntato su Cina e Giappone, la collezione è distribuita oggi presso un network di boutique autorizzate e nei flagship della griffe. Spazi che si punta ad ampliare, al fine di creare delle zone di esperienza per tutta la famiglia. Intanto si lavora sull’online: «Ci crediamo fortemente. Ma vogliamo arrivarci bene, con un servizio di qualità e un’ambientazione che sia davvero Jacob Cohën - chiarisce Roda -. L’omnicanalità è sicuramente la strada che stiamo seguendo e sulla quale scommettiamo».
Cassa di risonanza per il marchio, in un momento in cui le fiere fisiche sono state annullate, è la piattaforma Pitti Connect: «L’online ha trasformato anche il settore degli eventi specializzati. La moda è forse l’ultima ad aver colto questi cambiamenti, che nella grande distribuzione sono già stati adottati da diversi enti fieristici. È inevitabile che sia così. Il progresso tecnologico renderà questo tipo di manifestazioni sempre più virtuali, ma non per questo meno importanti», conclude Roda.
c.me.