Sustainability at Pitti:
Patchouli_Studio
Editoriale
Edizione 100
23.06.2021
Andrea Zanola di Patchouli_Studio è il "Knit Freak" che ci piace

Sustainability at Pitti è una serie di interviste per celebrare chi sta rinnovando il mondo della moda con un’attenzione speciale verso l’ambiente. Dando voce ai designer che mettono la sostenibilità al centro del loro lavoro, speriamo di ispirare e guidare un'ondata di cambiamento nel nostro settore, aiutando tutti a impegnarsi insieme per un futuro migliore.

Malgrado il suo lancio risalga solo a poco più di un anno fa, Patchouli_Studio di Andrea Zanola è già un esempio di fashion brand responsabile da seguire. Non solo la sua maglieria è davvero bella – con la sua estetica all’intersezione tra etereo e grunge – ma è tutta realizzata secondo un'etica che pone in primo piano pratiche rispettose dell’ambiente.
"Solo un anno? Sembra già una vita!" dice Zanola quando ci congratuliamo con lui per il primo anniversario di Patchouli_Studio. Che sembrino trascorsi eoni dal lancio nel maggio 2020 non sorprende molto. Nel corso dell'ultimo anno non solo il mondo è cambiato ma anche il suo mondo è cambiato drasticamente, dopo l’addio a grandi marchi come Salgari, The Woolmark Company, Zegna Baruffa ed Ermanno Scervino scegliendo l’indipendenza e ritagliandosi il suo spazio nel settore.
 
Abbiamo fatto una chiacchierata con Zanola per capire meglio la sua mentalità, l’approccio al design e il progetto Patchouli_Studio. 
Puoi parlarci un po' di te, del tuo background e del perché hai deciso di lanciare il tuo marchio? 

Ho pensato a lungo all’idea di mettermi in proprio. Mi sono chiesto: "Abbiamo bisogno di un altro marchio in un'industria così sovraffollata?" Onestamente, penso di no. Tuttavia, ho sentito il bisogno di fare qualcosa di diverso. Dopo la laurea ho avuto la fortuna di lavorare per un paio di luxury brand qui in Italia. Ho imparato molto e sarò per sempre grato di queste esperienze. Quando il mio ultimo contratto si è concluso, ho capito che c'era qualcosa che non andava, come se qualcosa mancasse. Lavorare nella moda è sempre stato il mio sogno e volevo fare qualcosa di più in linea con i miei valori personali. Così ho deciso di lanciare Patchouli_Studio.

Non penso a Patchouli come a un marchio, ma come a un progetto in corso, il mio impegno professionale per cercare di trarre il meglio dall'enorme quantità di scarti prodotti regolarmente dall'industria della moda. La spazzatura di qualcuno è il tesoro di qualcun altro. 
Qual è il concetto che sta dietro alle collezioni che presenterai a Pitti Uomo, 'Natural Habit' e 'New Beginnings'?

Ho deciso di presentare i miei capi preferiti di ogni collezione accanto ad alcune speciali novità su cui ho lavorato ultimamente. Non disegno con una collezione in mente, disegno sempre capo per capo [con l’idea di creare qualcosa che duri]. Il mio processo creativo è come un flusso, estremamente istintivo e consequenziale. Ultimamente, mi sono concentrato sull'idea di tornare indietro nel tempo con nonchalance e un tocco speciale targato Patchouli, traendo forte ispirazione dall'abbigliamento estivo vintage dei miei nonni. Sarebbero stati ottimi brand ambassador. 

Com'è stata finora l'esperienza del lancio di un nuovo marchio, soprattutto considerando che hai iniziato nel bel mezzo di una pandemia globale? 

Frenetico! Lanciare un nuovo marchio non è stato affatto facile, considerando che il mio team, beh, sono solo io. Ma la pandemia globale non ha messo in pausa la mia ispirazione e creatività. Essere costretto a fermarmi mi ha messo nella condizione di riallineare le mie priorità. È stato un processo davvero impegnativo, ma credo che ne sia valsa la pena. I momenti di stress possono davvero tirare fuori il meglio di me - mentre la maggior parte delle persone cucinava, io lavoravo a maglia in maniera febbrile. 

Da maggio 2020, mi sono confrontato e ho collaborato con molte persone di grande talento che condividono la stessa passione e l'entusiasmo per il bene dell'ambiente. Tra tutti, non posso fare a meno di menzionare Chris Burt Allan e Monsieur Christian Lacroix, le persone più gentili che abbia mai incontrato. Mi hanno offerto un sostegno autentico che è stato di grande stimolo per il mio progetto. 

 
La tua maglieria è incredibile. Puoi parlarci del processo di realizzazione? Quanto tempo ci vuole di solito per creare un capo? 

La maglieria è semplicemente INCREDIBILE. Il fatto che un solo e semplice filato possa essere lavorato a maglia nelle trame, forme e colori più sorprendenti mi ha sempre affascinato. Uno degli aspetti che richiede più tempo nel mio processo di produzione è la ricerca di materiali in linea con i miei valori. Una volta raccolti, sbrogliare tutti i campioni e le pezze sprecate richiede un'eternità. Sono un maniaco della maglia. Lavoro a maglia e all'uncinetto interamente a mano, questo richiede tempo ma amo il processo creativo e mi impegno a produrre capi raffinati, dentro e fuori. 

Uno dei capi di cui sono più orgoglioso è un maglione all'uncinetto di Natural Habitat. Il tema principale di collezione è l'oceano, che gioca un ruolo fondamentale nel sostenere la vita sulla terra. Ho disegnato e lavorato all'uncinetto un capo senza cuciture per trasmettere l'idea di fluidità. Ci sono volute più di 50 ore di lavoro per ottenere un risultato liscio, ben rifinito e visivamente accattivante. Il maglione, come tutta la collezione, è stato lavorato all'uncinetto usando solo fibre completamente riciclate (cashmere, alpaca, nylon). 

Mi piace molto collaborare anche a capi di maglieria su misura, ascoltare nuove idee dai clienti e creare il loro maglione da sogno. Mi piace l'idea che il cliente ottenga un capo che ama e con cui si identifica completamente. 
Il tuo lavoro include l’utilizzo di tessuti di deadstock e di mercato che spesso sono vintage o danneggiati. È il tessuto a influenzare il design o il contrario? 

Assolutamente. Il mio obiettivo è quello di lavorare a maglia il meglio di ciò che posso trovare. Ogni volta che richiedo a un maglificio o a una filatura di sostenere Patchouli_Studio fornendo materiali di scarto, non chiedo mai un colore, una trama o una composizione particolare. Lascio che siano loro a decidere cosa è meglio. Amo la sensazione di non sapere mai cosa riceverò. Ogni volta è come se fosse Natale. 

Patchouli_Studio è sinonimo di nessuna discriminazione in termini di genere, taglia e colore. Questo vale sia per la nostra comunità che per i materiali di utilizzo. La cosa più importante è evitare che quei materiali sprecati vengano inceneriti, come avviene in Italia. 

Questo significa anche che ogni pezzo è un pezzo unico nel suo genere? 

Direi di sì. Penso che l'idea del “one of a kind" sia strabiliante. Al momento è la cosa che più si avvicina ai capi di couture ma è decisamente più accessibile. È sicuramente una strategia commerciale rischiosa, ma funziona. Credo che l'unicità renda il capo più speciale e quindi riduca la possibilità di lasciarlo appeso nell'armadio. 

Ad esempio, il mio capo più richiesto è stato il gilet a righe irregolari - una volta che ho trovato le proporzioni e la forma giusta, inizio a lavorare a maglia con filati e colori diversi. Non ci sono mai due gilet identici, sempre lo stesso mood generale a colori ma mai lo stesso gilet. 

 
Quando non lavori con filati di seconda mano, dove ti rifornisci? Come selezioni i materiali? Cosa cerchi in un fornitore di filati? 

Cerco sempre fibre naturali e biologiche al 100% o riciclate. Ricerco anche il loro impegno ambientale e di tracciabilità, la correttezza, la trasparenza e l'affidabilità. Alcuni dei nuovi capi che presenterò a Pitti Uomo sono stati lavorati a maglia con materiali forniti da IAFIL, un'azienda di filati con sede a Milano che presta grande attenzione e grandi risorse a favore della natura e della tutela dell'ambiente.

Cosa ti ha spinto a usare "Made On This Planet" piuttosto che la tradizionale etichetta "Made in Italy"? Qual è il messaggio? 

Ciò che rende un capo speciale, estremamente ben fatto e raffinato è in assoluto la persona che lo realizza. Non importa dove si trovi o da dove venga. L’amore per ciò che facciamo e la passione e lo sforzo che ci riversiamo per me è già alta qualità. Può piacere o non piacere esteticamente, ma è alta qualità. (Questo senza sminuire il marchio di qualità Made in Italy!)

Mi piace il motto degli attivisti ambientali "think globally, act locally". È un modo per considerare la salute dell'intero pianeta e agire nelle proprie comunità e città. È molto potente. Ho pensato che sarebbe stato il modo perfetto per esprimere l’essenza di Patchouli_Studio. 

 
Da designer, quali sono le difficoltà che ti trovi ad affrontare nella creazione di collezioni responsabili? 

È estremamente difficile, se non addirittura impossibile, essere completamente sostenibile nello sviluppo di un fashion business. Dobbiamo essere sinceri. Anche perché la definizione stessa di sostenibilità è suscettibile di interpretazione. Una volta che si è venuti a capo di questo, l'ostacolo più grande è trovare un equilibrio virtuosamente ecologico tra ciò che facciamo e l'ambiente. 

 
Cosa ne pensi dell’impegno del settore verso la sostenibilità? Quale cambiamento vorresti vedere? 

Questo è un argomento complicato; potremmo discutere per ore dell’impegno verso la sostenibilità. Chi ha fatto cosa, se era greenwashing, un’operazione di marketing, o davvero stanno pensando a un pianeta in salute? Sarà il futuro a dirlo. 

L'intero sistema della moda si basa sull'idea di consumo, creando collezione dopo collezione capi che nel momento in cui li vedi in passerella sono quasi fuori moda. Dobbiamo anche affrontare il problema della mancanza di cultura in tema di sostenibilità della moda e il fatto che non ci sono rigide regole specifiche su cosa fare o meno, su cosa è accettabile o no. Ho la sensazione che i più vedano la moda sostenibile equivalente all'indossare canapa o cotone biologico e mai vera pelle. Ma c'è tutto un mondo al di fuori di questo. 

In generale, trovo positivo che le grandi aziende e i big brand stiano ponendo tanto impegno, tempo e denaro nell’adattare la loro filiera di forniture, strategie di marketing e responsabilità sociale d'impresa verso modalità più sostenibili per i lavoratori e per il pianeta. Si tratta di un enorme business da miliardi, ci vorrà del tempo. Roma non è stata costruita in un giorno, ma nell'ultimo anno ho notato un importante passo in avanti sulla sostenibilità. 
 
Hai qualche consiglio per i marchi e i designer che vorrebbero essere più sostenibili? 

Il miglior consiglio che potrei condividere, semmai, è quello di mantenere le cose semplici. A volte basta poco per essere più delicati verso il pianeta (e le persone!). Agire in modo sostenibile dovrebbe essere la norma e una risposta autentica per vivere in connessione con l'ambiente naturale in cui viviamo. Da overthinker fuoriclasse, mi sento di consigliare di non rimuginare su tutto troppo – fate domande, siate curiosi rispetto alla sostenibilità, e cercate di sentire il flusso naturale. Puoi vivere la vita che ami, o amare la vita che vivi.


 
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