Pitti Predicts:
Superstyling
Editoriale
Edizione 101
29.11.2021
Pitti Predicts è il nostro filo diretto con l’Instagram archivist Samutaro, che ci racconta le tendenze di Pitti Uomo 101 e i trend del futuro da tenere d’occhio.

Dopo quasi due anni passati a convivere con la costante minaccia della pandemia di coronavirus, siamo stati costretti a rivedere quasi ogni aspetto della nostra vita. Il confinamento domestico ha stravolto la nostra visione della moda e del materialismo e, conseguentemente, abbiamo deciso di cambiare le nostre abitudini d’acquisto, il nostro modo di vestire, e le nostre aspettative nei confronti dei marchi.

Si dice che ogni crisi stimoli l’innovazione e la risposta dell'industria della moda alla pandemia ne è testimonianza. Le limitazioni imposte ci hanno portato a pensare fuori dagli schemi a tutto tondo, alimentando l'ascesa di tecnologie senza precedenti, re-commerce e design all'avanguardia. Inoltre, le nuove tendenze culturali hanno spinto i brand a riconsiderare le proprie azioni, a dialogare e a offrire prodotti che si allineino con i nuovi valori e le esigenze espressive dei consumatori.  
Ora più che mai la richiesta è di inclusività, osservanza delle direttive sociali e rapporti più profondi con i marchi. Qualsiasi realtà si sia rifiutata di prendere parte al dibattito pubblico negli ultimi 18 mesi, a quanto pare, è quasi stata dimenticata. Ma quelle che in modo autentico sono riuscite a farlo, hanno contribuito a dare il via a una nuova interessante era per la moda, che ha portato la ricerca da parte dei consumatori di nuovi nomi e design innovativi ai massimi storici. L'interesse accelerato per la scoperta è prova delle esigenze espressive dei più giovani che propendono per uno stile genderless, proposte trans-stagionali e che raccontino un po’ chi sono e in cosa credono.
È questo aspetto dell'esplorazione estetica e della ricerca di nuovi brand che Pitti Uomo ha messo al centro della sua area Superstyling, presentando una selezione di marchi internazionali e all'avanguardia creati da giovani designer che mettono al centro l'eco-responsabilità e i temi caldi del dibattito culturale e sociale. Designer italiani come C.9.3 reinventano i classici attraverso una lente contemporanea con vari trattamenti di colore e materiali, mentre brand più incentrati sulla performance come Object X offrono capi sperimentali e ispirati alle uniformi.
La crescente consapevolezza rispetto alla crisi climatica ci ha incoraggiato a ripensare il concetto di comunità e di responsabilità personale. Uno dei messaggi principali per clienti e marchi è stato quello di comprare meno e produrre meno scarti, principalmente tramite programmi di riciclo e rivendita. Così, i nostri guardaroba stanno diventando più dinamici e più impegnati. Stiamo vivendo un'autentica evoluzione del gusto generazionale in cui la moda seasonless e il self-styling regnano.

Ma ciò non significa che il nostro riallineamento collettivo debba essere discreto: alcuni amano mostrare il loro impegno eco-consapevole attraverso il design stesso. Pangea, ad esempio, impegnata nell’innovazione del design responsabile, presenta questo approccio nei suoi capi attraverso loghi e slogan che descrivono esplicitamente i suoi tessuti e coloranti ecologici. Le collezioni del marchio non seguono tendenze o stagioni, ma le collezioni di tute botaniche, piumini floreali e denim di ortica sono prodotte in maniera scientifica per essere il più rispettose possibile delle risorse di Madre Natura. Forse è per questo che i capi del brand vanno esauriti quasi quanto quelli di Supreme.
Una maggiore consapevolezza degli sprechi della filiera ha stimolato anche l'intraprendenza in tutta l'industria della moda, portando allo sviluppo di programmi di ritiro dei capi usati e all’integrazione di pratiche di upcycling e riciclo nel loro lavoro di molti brand. Christopher Raeburn ha fatto da pioniere di questo movimento con le sue collezioni RAEBURN con cui trasforma capi diventati scarti in classici di successo. Ogni design è creato decostruendo meticolosamente l’originale e rielaborando i materiali in modelli unici ed etici. Il marchio svedese di abbigliamento maschile Our Legacy adotta un approccio simile con la sua piattaforma WORKSHOP, che utilizza soluzioni di design creativo per affrontare le proprie rimanenze. Il brand aggiorna capi e tessuti di stagioni passate con trattamenti di tintura, stampe originali e raffinati tocchi artigianali.

La natura unica di questi capi incoraggia gli uomini a muoversi verso un'epoca di stile personale piuttosto che al seguito della visione di un marchio. Gran parte del dibattito sul menswear degli ultimi cinque anni si è basato su una cultura di continue novità e, di conseguenza, il guardaroba è diventato in qualche modo l’aspetto meno considerato della moda. Ma in un mondo post-trend, gli uomini sono sempre più alla ricerca di modi più intelligenti e responsabili per fare acquisti, e in cui lo stile personale viene preferito a un look specifico e gli investimenti a lungo termine sostituiscono gli acquisti di tendenza fatti impulsivamente.




 
In più, i lockdown globali hanno alimentato lo spirito di sperimentazione nello stile personale. #wfhfits è diventato un hashtag di tendenza quando le persone hanno iniziato a raccontare i loro look più bizzarri ed esagerati indossati per le riunioni su Zoom. Quello spirito eclettico e fai-da-te si è esteso alle collezioni RTW di marchi come Loewe, la cui capsule Eye/LOEWE/Nature FW21 ha presentato diversi spunti di styling che fondevano elementi vintage, outdoor e militari con abbigliamento sportivo, creando abiti particolarmente vivaci.
Demna Gvasalia, a Balenciaga, ha offerto al pubblico la possibilità di sfuggire alle restrizioni dei lockdown permettendo di esplorare la collezione FW21 del marchio attraverso un'esperienza di gaming online. Questo ambiente virtuale di fantasia ha permesso ai giocatori di viaggiare attraverso un mondo futuro, incontrando avatar vestiti con abbinamenti strani, a volte surreali, come jeans strappati e stivali stile armatura di metallo. Balenciaga presenta spesso modelli vestiti con layer estremamente complessi di capi dall'aspetto vintage che hanno lo scopo di riflettere il vero streetstyle; un'estensione di ciò che sta già accadendo all’interno della generazione consapevole dell'emergenza climatica. “Le persone continueranno a indossare i vestiti che amano fino a quando non cadranno a pezzi. Lo faccio anche io. Quindi le cose sembrano piuttosto vissute, logore, pre-stropicciate", ha detto Gvasalia a Vogue.

In un'epoca in cui le tendenze fashion stanno diventando sempre più fratturate e i consumatori stanno diventando i propri stylist, non è mai stato così importante per l'industria ampliare la platea di personalità a cui rivolgersi. La fascia demografica della Gen-Z è nota per accogliere le proprie identità individuali e si aspetta che i brand facciano lo stesso. Per anni, l'industria della moda ha fatto affidamento su modelli di coerenza a cui il pubblico si adattava, ma man mano che le identità diventano più fluide, questi vecchi formati diventano inefficaci.
 
Invece, i marchi dovrebbero agire come aggregatori di stile personale, coltivando le proprie comunità e consentendo al proprio pubblico di abbracciare l'individualità. Ora più che mai, l'obiettivo dovrebbe essere quello di creare una moda che funzioni per la persona piuttosto che il contrario. Nuove modalità di vendita come i programmi di resell e l'upcycling stanno aiutando i consumatori in questo senso poiché il prodotto è intrinsecamente unico e offre loro un modo per distinguersi dalla massa. Capsule collection, collaborazioni inaspettate e linee di diffusione sono altre strade che i marchi possono percorrere per catturare più personalità.
Anche se potrebbe sembrare eccessivamente ottimistico suggerire che la prossima stagione ci allontaneremo dal fast fashion e dalle tendenze usa e getta, questa svolta di pensiero deve portare a collezioni davvero degne di essere celebrate. E sono proprio queste le proposte che Pitti promuove con Superstyling.

Words Samutaro
Pictures Julien Tell