Sustainability at Pitti. Part 1
Editoriale
Edizione 101
23.12.2021
Sustainability at Pitti è la serie di interviste in due parti che celebra gli innovatori della moda attenti all’ambiente e i designer che mettono al centro del loro lavoro pratiche sostenibili. Con questa iniziativa, speriamo di ispirare e guidare un'ondata di cambiamento nel settore, lavorando insieme per un futuro migliore.

Ecco i primi cinque brand selezionati da Giorgia Cantarini per S|STYLE Sustainable Style: JUNK, Maxime, Umoja Shoes, KSENIASCHNAIDER e Waste Yarn Project. Tutti unici nel loro genere, ma uniti da un filo comune che pone al primo posto le persone e il pianeta.
JUNK

Cosa presenterete al Pitti?
JUNK presenta la prima collezione eyewear eco-responsabile realizzata al 100% in nylon rigenerato da scarti, arricchita in modo unico con metalli preziosi e interamente Made in Italy. L'offerta comprende una vasta gamma di modelli da sole e da vista che trovano ispirazione nelle icone pop dell’eyewear nel corso dei decenni, ridisegnate secondo l'estetica di oggi.

Quali sono le maggiori difficoltà nella creazione di collezioni responsabili?
Cerchiamo di realizzare qualcosa di unico assicurandoci di utilizzare plastica di recupero nei nostri occhiali. La prima sfida  è stata identificare il genere di plastica riciclata adatta ad occhiali di alta qualità: flessibile, durevole e termoresistente. Una volta trovata, abbiamo dovuto giustificare l'immissione di un nuovo prodotto su un mercato già saturo. Ci dedichiamo molto all'ideazione e alla produzione di un'offerta senza tempo in termini di design, di indubbio valore e sufficientemente unica da poter giustificare la sua presenza nei negozi.



 
Da dove prendete i materiali?
Il materiale principale è l’Econyl, un nylon rigenerato ottenuto da rifiuti come reti da pesca degli oceani e dell'acquacoltura, scarti di tessuto provenienti da produttori e tappeti destinati alle discariche. È esattamente come il nylon vergine, ma può essere riciclato, ricreato e rimodellato all’infinito in modo ottimale.

Cosa ne pensate degli attuali sforzi per una maggiore sostenibilità dell'industria della moda? Cosa vorreste veder cambiare?
Il ritmo della produzione nella moda si basa molto sui cicli frenetici delle tendenze che generano quantità infinite di articoli di scarso valore etico o sociale. Vogliamo vedere più marchi green come il nostro che non rinuncino a soluzioni radicali a livello estetico, che uniscano le buone intenzioni alle capacità di problem solving del design senza tempo. Invitiamo tutti quelli che la pensano allo stesso modo a unirsi a noi seguendo il nostro esempio per la riabilitazione della plastica in cui l'eco-consapevolezza incontra una predilezione per l'unicità e la stravaganza.
MAXIME

Cosa presenterete al Pitti?
Ogni edizione di MAXIME esplora diversi elementi della casa. L'edizione 3 è una celebrazione del legno. Il legno rappresenta il legame dell'uomo con la natura, è un materiale dal ruolo predominante nelle nostre case e attraverso le generazioni. Il legno rappresenta calma, serenità e calore, e si collega ai valori del comfort. Questi i fondamenti di MAXIME.

Potete parlarci del vostro processo di produzione, in riferimento alla sostenibilità?
Per l'edizione 3, l'85% dei tessuti usati è di stock. È importante cercare ciò che è già disponibile prima di produrre sempre di più. C’è già abbastanza là fuori e dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre gli sprechi. Tutti i nostri fornitori e produttori hanno sede in Francia, Italia e Portogallo. Vogliamo realizzare prodotti della migliore qualità assicurandoci di mantenere la più bassa impronta di carbonio. L’impegno è anche quello di produrre un massimo di due collezioni l'anno; ci impegniamo a farlo anche man mano che il marchio crescerà. La nostra mission è incoraggiare lo slow fashion e rivedere i nostri modi di consumo trovando il tempo per apprezzare veramente i prodotti, i momenti e le emozioni nel loro valore reale.

 
Quali sono i maggiori ostacoli da affrontare come designer per creare collezioni responsabili?
La sostenibilità ha un costo. È incredibilmente difficile come piccola impresa, ma preferiamo sacrificare il nostro margine e avere un impatto positivo sul pianeta. Quando si tratta di approvvigionamento di materie prime, le opzioni sostenibili non sono sempre le più forti in qualità o creatività, il che può diventare un ostacolo.

Cosa pensate degli attuali sforzi rivolti alla sostenibilità nell'industria della moda? Quale cambiamento vorreste vedere?
Vorrei che i ritmi rallentassero. Accadono troppe cose, troppo in fretta, senza che ci sia il tempo per apprezzare veramente i prodotti e i momenti. C'è ancora molta strada da percorrere, ognuno ha il suo ruolo: dai fornitori ai marchi ai clienti finali che acquistano in modo responsabile.
UMOJA

Cosa esporrete al Pitti?
La nostra collezione si chiama "MMEA" che significa "pianta" in swahili. Lo stile vintage si ispira alle sneakers degli anni '90, tutte le parti mostrano la qualità di ogni materiale e il colore naturale. Ecco perché ogni paio è unico e autentico.
Fin dall'inizio, i nostri obiettivi sono stati promuovere il tessile e l'artigianato tradizionale africano. Abbiamo lavorato per cinque anni con la cooperativa di artigiani Adaja, con sede in Burkina, composta da filatori, tessitori e tintori dei nostri tessuti. Le altre parti delle nostre sneakers, come le suole, i lacci o le parti interne sono fatte in Francia, l'assemblaggio in Portogallo. Lavoriamo sempre direttamente sul posto, senza intermediari, per garantire che il lavoro di tutti i partner sia in linea con i valori sostenuti dal brand.

 
Come garantite una produzione responsabile?
Le nostre scarpe sono al 100% vegetali, totalmente ecologiche. Non usiamo materiali sintetici o plastica riciclata, prodotti chimici o metalli. Solo cotone biologico, lino, canapa e latte di hevea derivato dalla pianta della gomma, e tinture a base di piante e minerali.
Siamo un commercio equo e solidale: incontriamo gli agricoltori, i tessitori e i lavoratori per garantire la provenienza di ogni materiale. Creiamo il nostro prodotto prendendo in considerazione tutte le fasi della produzione: coltivazione, filatura, tintura, tessitura, assemblaggio fino al prodotto finale, seguendo la logica della natura. Forniamo alternative verdi nell'industria tessile così statica.

Cosa pensa degli attuali sforzi di sostenibilità nell'industria della moda? Quale cambiamento vorrebbe vedere?
Penso che la gente stia diventando più consapevole in termini di sostenibilità e commercio equo e solidale. I consumatori stanno scegliendo una moda equa ed etica, che preserva l'artigianato tradizionale e rende l’abbigliamento più sostenibile. Anche i governi stanno scegliendo iniziative dirette a rendere l'industria della moda completamente equa ed etica, grazie ad una catena di approvvigionamento trasparente. Spero che nel 2022 la moda sostenibile diventerà una regola di moda.
 
KSENIASCHNAIDER

Cosa esporrete al Pitti?
Per celebrare i 10 anni di KSENIASCHNAIDER, abbiamo deciso di far rivivere tutti i  look cult nella collezione anniversario FW22. Presenteremo una versione aggiornata del nostro denim patchwork e uno sportswear rielaborato. La maggior parte dei capi firmati KSENIASCHNAIDER sono upcycled e, naturalmente, è questo il patrimonio su cui il marchio è orgoglioso di costruire la nuova collezione.

Come affrontate la produzione sostenibile?
Realizziamo la produzione a Kiev, in Ucraina. Sono davvero orgoglioso della nostra capacità di produrre migliaia di capi totalmente upcycled; abbiamo costruito un atelier di produzione di massa upcycled con moltissime tecniche e innovazioni uniche. Pratichiamo una filosofia Zero Waste e riusciamo a rielaborare le nostre rimanenze e i campioni di tessuto in patchwork.
 
Quali i maggiori ostacoli da affrontare per creare collezioni responsabili?
L'ostacolo principale in termini di sostenibilità è creare un prodotto sicuro, rispettoso del nostro team e dei clienti, non motivato dal desiderio di vendere. La sostenibilità è una nostra responsabilità.

Cosa pensa degli attuali sforzi in termini di sostenibilità nell'industria della moda?
Quali cambiamenti vorrebbe vedere? Sono grato per ogni sforzo in questa direzione. Certo non è abbastanza, ma è meglio di niente. Attendo il momento in cui saremo in grado di soddisfare i nostri immediati desideri di qualcosa di trendy nel mondo virtuale, di rendere il nostro avatar trendy, mentre nel mondo fisico avremo un guardaroba più limitato. Vorrei che tutti i brand di fast fashion esistessero solo nella realtà virtuale senza danneggiare il pianeta.
WASTE YARN PROJECT

Cosa esporrete al Pitti?
I nostri pezzi unici di maglieria. In realtà non facciamo collezioni stagionali, abbiamo iniziato con due maglioni di diverso stile e poi via via aggiunto alcuni pezzi.

Come vi procurate i filati?
Cosa accade dopo che i filati sono stati selezionati? Tutti i filati provengono da scarti di produzione e campionature del fashion industry. Poi vengono inseriti nel nostro sistema di maglieria appositamente progettato, in modo che la magliaia possa facilmente reperire diverse qualità e colori.
 
Cosa pensa degli attuali sforzi in termini di sostenibilità nell'industria della moda?
Si sta muovendo nella giusta direzione, ma c'è ancora molta strada da fare. Non sono una grande fan di tutto questo greenwashing, come dell'uso eccessivo del termine "sostenibile". Cosa significa per l'industria della moda?

Quale cambiamento vorrebbe vedere?
Che un modo di lavorare più ponderato e responsabile diventi la norma, oltre ogni aspettativa. Senza bisogno di ostentare la propria "sostenibilità". Sono anche entusiasta di tutta la nuova ricerca e dello sviluppo rivolto ad un sistema più circolare!

Ha qualche consiglio per i marchi e i designer che vogliono essere più responsabili nel lavoro?
Penso che sia importante non fare qualcosa solo perché è un modo responsabile o sostenibile di farlo: deve essere un buon prodotto. Alla fine della giornata, penso che i capi più sostenibili siano quelli che amiamo, indossiamo, conserviamo e ripariamo.
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