S|Style sustainable style
i nuovi nomi del menswear maschile in scena a Pitti Uomo 102
Editoriale
Edizione 102
19.07.2022
I talenti del menswear responsabile del futuro in scena per la quinta edizione del progetto: una presentazione e un live shooting con Acielle di Style Du Monde
Di Giorgia Cantarini
Continua il viaggio di Pitti Immagine per il 2022 nella direzione della moda sostenibile. Accanto a brand già consolidati per approccio responsabile e uso di materie prime certificate, come Alpha Tauri, North sails, Tombolini, Raeburn, EcoAlf e Save The Duck, per citarne alcuni, è nel progetto S|Style sustainable style curato dalla giornalista Giorgia Cantarini, dove si trovano le giovani realtà nate sotto la vocazione di uno stile conscious e inclusivo. Quest’anno il progetto è stato svelato tramite una presentazione nell’area al Padiglione Medici e un live shooting diretto dalla fotografa di moda Acielle - Style Du Monde e contributor di Vogue.

S|Style sustainable style mette al centro della mission la sensibilizzazione, il talento, le capacità di lavorare in maniera circolare e rispettosa nei confronti del pianeta. Molto più di un semplice trend o strategia di marketing, un'attenzione più che esplicita nel supporto di brand impegnati nel cambiamento e alla conversione responsabile in fatto di produzione ed etica del lavoro.

Il progetto, giunto alla sua quinta edizione, è citato come una delle quattro macroaree in cui si articola il menswear oggi, presentando una selezione di 10 brand che creano e producono seguendo criteri di responsabilità. Le “branche” della sostenibilità scelte da ogni brand e designer sono molteplici: dal popolare upcycling, ovvero la tecnica di rielaborare un capo già esistente, all’impiego di tessuti certificati secondo standard internazionali (tra i più famosi citiamo il cotone organico GOTS), dalle attività di giving back a favore del pianeta, con supporto ad associazioni e organizzazioni ambientaliste, fino all’utilizzo di materiali riciclati e al lavoro etico capace di valorizzare l’artigianalità. 
Connor McKnight

E proprio dall’idea di upcycling di stock di pezzi di tessuto rimasti prendono forma i completi casual-sartoriali di Connor McKnight, giovane promessa del menswear Made in brooklyn e pupillo di Maison Kitsunè, che ha recentemente investito una quota di minoranza nel brand nato durante la pandemia. Con esperienze da Bode a Kith, l’eclettismo stilistico di McKnight passa attraverso il mescolare e riadattare capi vintage, utilizzo di tessuti deadstock e filati di recupero. 
Waste Yarn Project

”Prendiamo il filato in eccedenza dall'industria della moda e lo inseriamo nel nostro sistema di maglieria dal design unico. Ciò che ne esce sono pezzi realizzati individualmente che abbracciano la casualità con infinite possibilità.’ Così Siri Johansen di Waste Yarn Project, brand di maglieria, spiega come ha capito di poter ottimizzare gli avanzi delle lavorazioni della lana attraverso una visione poetica della maglieria. Pezzi unici, in linea con il desiderio di unicità di chi li indossa. La forma di ogni maglia è studiata con cura, ma ciascuno di loro ha una diversa combinazione di trame e ordito.
Philip Huang 

Philip Huang preserva invece le tradizioni thailandesi del Tye and dye tingendo i suoi capi urban con tinture naturali e non chimiche.
MWORKS  

Ispirato all'architettura, all'evoluzione dei modi di vivere moderni e alle miscele di culture contemporanee, MWORKS crea un guardaroba 100% consapevole. Gli abiti sono fatti a mano localmente in Francia, Belgio e Polonia da atelier e produttori indipendenti con materiali certificati o riciclati, non vi è uso di chimica inquinante e le lavorazioni sono per lo più al laser, con limitato uso di zip, che vengono sostituite dalle termo saldature,
Maxime

La stessa attenzione alla territorialità e alla sostenibilità dei materiali si incontra nel lavoro di Maxime, il cui sartorial comfortwear vede anche l’inserimento di accessori come scarpe, zaini e cappelli in materiali vegani
Un focus “geografico” del progetto riguarda in particolare l’India, che è uno dei più grandi produttori tessili del mondo ed è in prima linea nell'impatto del cambiamento climatico. L’indiano Dhruv Kapoor, uno dei brand di punta di S|Style e presente anche in calendario a Milano Moda Uomo, si impegna per la circolarità con il 40% della collezione creata da tessuti scartati dai produttori nazionali. Anche il cambiamento sociale e l'impresa sono al centro dell'attività, lavorando con cause come la Fondazione Hothur nella creazione di opportunità di lavoro per i sopravvissuti agli attacchi con l'acido e progetti di collaborazione in una rete di villaggi in tutta l'India per elevare e preservare artigiani qualificati del lavoro manuale.
 

Dhruv Kapoor

Il DNA di Dhruv Kapoor è costruito su stampe e tessuti personalizzati misti di ricamatori a mano indiani e artigiani tessili. Le collezioni sono definite dalla giustapposizione e dall'attenzione ai dettagli, con un'enfasi sull'uso eclettico dei materiali e uno sartorial-sporty irriverente. Gli stereotipi e le convenzioni di genere vengono messi da parte nella ricerca di nuove prospettive, diversità culturale e un orizzonte visivo sempre più ampio.
 

Junk

Nascono nuovi occhiali dalla “spazzatura”, ovvero dalla plastica recuperata nei mari (alla Parley for the Oceans) Junk forgia occhiali da sole Y2k in Econyl, in più il brand entra a far parte di 1% percent for the Planet, l’organizzazione che devolve l’1 percento dei proventi del brand a cause ambientali nel mondo.
Margn 

Rompendo le gerarchie artificiali e i costrutti sociali, per il brand indiano Margn si impone la cultura dell’umanesimo. Il concetto è legato all'abbigliamento attraverso composizioni simboliche, simboli umanoidi, uniformi dell’umanità, modelli distintivi argyle, valvole e tubi dell'acqua riciclati che rappresentano l'interconnessione tra tutti noi. Questi le idee sono presentate accanto a un linguaggio sartoriale e maglieria realizzata da laboratori artigianali dove l’eticità e il primo requisito per la realizzazione delle collezioni. Niente sfruttamento, orari e condizioni di lavoro “umane”. “Sostenendo la nostra convinzione nel lavorare con le comunità più piccole, con la collezione che presenteremo al Pitti abbiamo continuato la nostra collaborazione la comunità di sole donne che risiede nell'Himalaya settentrionale e che ha creato i nostri pezzi distintivi come argyles e ikats” dichiarano i designer Saurabh Maurya e Ranjit Yadav.
Curious Grid 

Sempre dalle radici indiane, nasce Curious Grid, brand che si basa sull’idea di upcycling di stock di pezzi di tessuto rimasti nei mulini e di filati che non vengono utilizzati nelle fabbriche. Il recupero delle tecniche tradizionali di tessitura è ciò che guida la ricerca di Sheetal Shah, creatrice del brand con un’esperienza negli atelier di sartoria maschile italiani di istanza a Napoli, convinta che il contenuto moda degli archivi dell’abbigliamento da lavoro di una volta sia il valore aggiunto contemporaneo
Bennu

Abbigliamento unisex creato attraverso il viaggio visionario dell'amore per il vintage, è questo il concept sposato da Niccolò Chiuppesi per il brand Bennu. Dalla ricerca svolta all’interno di magazzini e stock di capi invenduti nascono le prime collezioni di blazer sartoriali firmati Bennu: pezzi unici e numerati che, recuperati e trasformati, fondono alla tradizione sartoriale italiana il desiderio di essere portavoce del processo di cambiamento, in un connubio tra slow fashion e circolarità. 
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