MFF: Intervista a
Rosy Biffi
Editoriale
Edizione 99
29.03.2021
«La moda uomo è precursore dei tempi»
La buyer milanese ha sempre amato scoprire designer italiani e stranieri emergenti. Secondo lei, la moda maschile si è evoluta precorrendo i tempi e le svolte storiche e sociali.

Punto di riferimento della moda in Italia e nel mondo, Rosy Biffi è a capo del Gruppo Biffi Boutiques, che oggi conta 5 luxury multibrand store: tre a Milano, di cui due in corso Genova, Biffi Boutiques e B-Contemporary, e uno, Banner, in via Sant’Andrea, e due a Bergamo in via Tiraboschi. Un’avventura iniziata negli anni Sessanta, insieme a sua sorella Adele, con cui apre le prime due boutique a Milano. Autentica pioniera del fashion ha sempre amato scoprire designer italiani e stranieri emergenti, che poi sono diventati indiscusse celebrità nel mondo della moda maschile e femminile. «La moda è da sempre una parte importantissima della mia vita, fin da quando ero bambina: amavo gli abiti, i colori, creare abbinamenti e tutto quello che è novità e creatività. La mia azienda è nata come parte integrante della mia famiglia. Tutto ha avuto inizio da un sogno condiviso con mia sorella Adele, supportate dal genio imprenditoriale di mio marito Franco Limonta», ha spiegato Rosy Biffi. «Io e Adele abbiamo sempre avuto un’intesa incredibile nello stile, nella gestione delle boutique e nella gioia di viaggiare con grande entusiasmo in giro per il mondo per scovare le novità. Nella seconda metà degli anni sessanta abbiamo aperto la prima boutique in corso Genova, a cui poi sono seguite negli anni successivi quella in via Fabio Filzi e a Bergamo. In seguito, anche Kenzo e Banner in via Sant’Andrea e infine Biffi B-Contemporary in Corso Genova. Recentemente l’azienda si è ampliata ulteriormente con l’e-commerce biffi.com, una nuova sfida intrapresa tre anni fa: un progetto fortemente voluto e che, anche alla luce del complesso periodo che stiamo vivendo, si è rivelato vincente».

Quali sono stati i momenti più importanti e di svolta del suo percorso professionale?
Per me sono tutti memorabili, a partire dai viaggi all’estero alla ricerca di nuove idee e tendenze. Ricordo in particolare il primo a Londra, quando avevo 23 anni: fui letteralmente conquistata dall’energia creativa. Ancora, negli anni a seguire, Parigi, gli incontri, le grandi collezioni del prêt-à-porter come ad esempio Kenzo, Matsuda, Yohji Yamamoto, Comme des Garçons, Junya Watanabe, Sacai, e ancora Londra e New York, con John Galliano, Stella McCartney, Ralph Lauren e tanti altri. Queste città, da sempre, sono fondamentali per il nostro lavoro, come lo sono ovviamente Milano con le sue sfilate ed eventi e Firenze che, con ogni edizione di Pitti, è da sempre una imprescindibile cornice di incontri e relazioni, dove passano tutti i grandi imprenditori e operatori della moda. Un appuntamento davvero irrinunciabile, non abbiamo mai mancato un’edizione. L’internazionalizzazione ci ha imposto di continuare a viaggiare in altre nazioni e continenti (Giappone, Cina, Corea, USA, India), sempre alla ricerca di novità e, soprattutto, ispirazione.

Come è cambiata la moda maschile negli anni, dal suo debutto ad oggi?
È cambiata molto e si è evoluta percorrendo e spesso precorrendo i tempi e le svolte storiche e sociali, con una velocità e modalità non uniformi. Prima c’è stata un’evoluzione più lenta e locale, poi sempre più veloce e globale anche grazie allo sviluppo dell’e-commerce e dei social media: se prima lo stile era molto più definito, ora invece si è internazionalizzato, ci sono molti più spunti e suggestioni. Si è passati da una moda che era prevalentemente sartoriale, tranne che per una piccola nicchia, ad un qualcosa di ibrido, fluido, in cui convergono diversi stili dal casual allo sportswear, alle evocazioni street, al sartoriale rivisitato, in una contaminazione che è in continuo mutamento. Il digitale, poi, ha accelerato il processo in maniera esponenziale ed è fondamentale essere pronti ad abbracciare questi cambiamenti grazie all’aggiornamento continuo.

Quali sono le sue personali considerazioni sul futuro?
La moda maschile e femminile può dare ancora tantissimo: creatività, relazioni, soddisfazioni personali e professionali e soprattutto bellezza. Penso che il segreto sia impegnarsi e dare, rimboccarsi le maniche e buttarsi a capofitto nel lavoro. La moda per me è alla pari dei grandi sentimenti (l’amicizia, l’amore), e proprio come in questi è fondamentale dare, dare, dare. E poi confrontarsi, il confronto e il dialogo ti portano lontano, permettono di migliorare e avere successo. Tutto cercando sempre di mantenere quel coté di gioia, di magia propria del settore. I risultati poi arrivano. Sono convinta che le boutique indipendenti, grazie alla continua ricerca e alla proposta di nuove strategie di vendita che prevedano collaborazioni e pezzi speciali, una selezione curatissima e servizi particolari (veicolati in una prospettiva di omnicanalità tra fisico e digitale) avranno sempre maggior rilevanza, conquistandosi una nicchia di mercato e costruendo relazioni forti con una clientela sempre più affezionata.

Ha qualche aneddoto da raccontarci?
Ho vissuto dei momenti incredibili grazie alla moda, ho veramente mille ricordi che mi toccano il cuore e mi rendono orgogliosa del mio percorso. Primo fra tutti quello di un Gianfranco Ferré che, giovanissimo, uscito dall’università di architettura veniva tutte le sere nella nostra boutique in via Fabio Filzi: passava di lì per andare a prendere il treno per tornare a casa e mio marito Franco gli diceva sempre: “Gianfranco, tu non devi fare l’architetto, devi lavorare nella moda!”. Gli commissionò una linea di cinture, poi arrivò anche la collezione di abbigliamento. Ferré ci è sempre stato molto riconoscente per il sostegno e in tanti anni ci ha sempre ricordato con affetto. Ancora, Kenzo che aveva uno studio a Parigi minuscolo ma pieno di fascino: mi innamorai delle sue creazioni e tornai a Milano con alcuni pezzi che conquistarono le nostre clienti; Ralph Lauren, conosciuto a New York quando presentava le sue primissime collezioni e di cui mi folgorarono subito lo stile e l’eleganza innati. In generale penso sempre con orgoglio e emozione a tutti gli incontri con i tanti giovani talenti (in alcuni casi ancora studenti!) che poi sono diventati vere e proprie icone della moda: Alexander McQueen, Stella McCartney, Christopher Kane, Jacquemus e tanti altri.